Orientamento partecipativo

francesco cassissa e laboratorio in città di Genova

Perché orientarsi?
Lo spazio è per eccellenza il dove la nostra vita avviene, nel quale ognuno sperimenta il proprio come, suggerito dai più svariati stimoli che esplora crescendo. Vivo l’orientamento come analogia del fare esperienza diretta di sé nel mondo. Il metodo che prediligo è quello della partecipazione attiva. Ricerco un campo di azione familiare, dove attraverso l’alternarsi di informazioni, gioco e riflessione, facilito l’esperienza di apprendimento vivendola assieme al gruppo come una costante novità.

Imparare le basi

Nei laboratori di orientamento partecipativo che propongo mostro alcune condizioni per potersi muovere in autonomia nello spazio circostante. Fanno parte di quello che chiamo l’alfabeto dell’orientamento: le operazioni di lettura carta, il funzionamento delle bussole, l’interpretazione delle tracce lasciate dagli abitanti della natura, la struttura e il dialogo esistente nell’agire della natura e nella realtà. Questi elementi sono liberati al partecipante, organizzati e vissuti con l’intento propedeutico di suggerire una forma di autonomia e di indipendenza nei confronti dell’esplorazione.

Educare le basi

Le tecniche di orientamento partecipativo nello spazio che propongo agiscono su due piani dell’esistenza: quella reale ma sensibile; quella reale ma invisibile. Questo è dovuto al fatto che le attività sono elaborate dal partecipante, interpretando la realtà attraverso le esperienze interiori che lo affacciano al mondo. Per mezzo dell’elaborazione del ricordo, l’atto dell’orientarsi si impasta letteralmente con i significati soggettivi dell’individuo e della comunità. Nella fase di costruzione del laboratorio che chiamo semantica, i fatti dell’esplorazione, cioè i luoghi, i motivi e i modi del movimento, sono suggeriti e creati dal partecipante come condizione intrinseca alla realtà oggettiva. Questo permette di unire i mondi configurativi dell’esperienza vitale.

Benefici

Ricostituire lo spazio secondo misura interiore, presenta ai partecipanti la possibilità di dissipare la memoria sia individuale che collettiva, di portare a radice la propria presenza fisica e interiore generando nuovi significati e possibilità. La finzione del laboratorio è un veicolo per liberare le sovrastrutture e solidificare la propria metodologia esplorativa personale.


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