Musica dei Luoghi


Musica dei Luoghi

Musica dei Luoghi è un laboratorio sonoro viaggiante e fa parte dei miei lavori artistico-culturali.

Partecipo alla vita del luogo immergendomici, attraversando le dinamiche rotolanti della quotidianità , restituendo una vibrazione composta, una traccia del vissuto comune. L’idea nasce dalla possibilità di interconnettersi con l’altro, quando l’altro è come noi, un essere vivente, non diverso ma diversificante. Guardo al vivente così: un ente dell’essere che vive

Sono partito da una mia considerazione: la musica è un catalizzatore, una trasmittente corporea di un stato sottile delle volontà, desideri, visioni espresse nel tempo dall’uomo.

Il lavoro che propongo è una relazione tra la persona e lo spazio in cui vive, concentrandomi sul rapporto che il suono può avere con le “vibrazioni” individuali e collettive, sulla loro rappresentazione ritmica della forma.

“Nell’altrove della coordinata”

Si tratta di un metodo analogo all’utilizzo dell’onde sonore per “verificare” la struttura di un solido. Similmente mi occupo di lasciare al suono il compito di inoltrarsi negli accadimenti “relazionali” dello spazio, e di mostrarsi come una rappresentazione esteriore di un mondo interno, invisibile direttamente nella sua apparizione.

La musica nel mio concept, “opera” come una disciplina corporea, come una messa in scena di uno stato sociale espresso, lecito, e uno in via di rappresentazione, di creazione. Attraverso la manifestazione di una verità individuale e collettiva essa si conferma e disconferma congiuntamente. Ovvero offre la possibilità di essere e di non essere più.

Si tratta in parte di un metodo di “raccolta dati” percettivi, che vede declinare lo spazio e la forma al tempo ritmico dei sentimenti, visioni, idee, strutture collettive, vissute attraverso la mia individualità.

Nel mio progetto Musica dei Luoghi, mi accosto all’immagine della narrazione, lasciando il mio corpo essere il luogo della trascrizione dei dati etnici e culturali della comunità. In questo senso immagino la mia corporeità come una centrale cumulativa, del tipo trans-funzionale della comunicazione energetica, dove le esternalità del mio “ricercare” sono le trasmissioni relazionali con i luoghi e le persone, sotto forma di strutture musicali.

I brani o composizioni sono come bolle in movimento, spaccati narranti, corpi vivi di una meta cognitività esplorante del “reale”. L’esternalità del processo di attraversamento dello spazio dà vita a un sistema simbolico di navigazione, fittizio nei confronti del reale. Eleva dalla e rilascia alla condizione di provenienza agendo come una guerriglia (principio di intermittenza). Chiamo queste azioni blackout. Cioè inserirsi nell’ecosistema vibrazionale e invertire le coordinate orientative della narrazione lineare del sistema navigazionale del luogo, raccontandole come elementi “alloctoni”, esterni.

La musica se può raccontare l’invisibile, metterlo in scena nel corpo del brano, che è corpo dell’ente dell’essere che vive, è dunque realtà fisica e operante.

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