Paesaggio sonoro in tempo misto (laboratorio)

immagine astratta sul suono

Che cosa è un paesaggio sonoro?

Cosa si intende per paesaggio? Come il suono compartecipa alla sua creazione? 

Che cosa è il suono e in che rapporto è con la musica? Cos’è infine la musica? 

Esiste musicalità nell’esprimersi del mondo esteriore? 

A tutte queste domande arrivo con un approccio interrogativo, più che altro curioso, suggerito dal fatto che scomporre il mondo in frammenti mi porti a vederne il suo insieme. In qualche modo autobiografico, il paesaggio sonoro, così come l’attenzione al suono, mi hanno proposto di come nella ricerca si rimane “sospesi” tra realtà e finzione, vita e morte. In questo campo di orientamento e di esplorazione, ci sono solo risposte alle domande. Qui si esaurisce quella bellezza, mattanza e scorribanda che è l’essenza della vita, incatturabile ed inesistente per ogni disciplina della mente. Nelle domande non esiste risposta mi sono detto, questa vive nella manifestazione, nel manifesto dell’azione, nell’immagine, attraverso la forma delle cose. Vorrei parlare attraverso questa essenza, creare un divario, anche solo per un attimo, nel tempo della ripetizione dell’andare del movimento. Forse un paesaggio, magari sonoro, trova quelle vie più misteriose per disegnare la magia della vita, della natura, di ogni essere vivente, del cosmo, attraverso un’immagine primariamente invisibile: quella interiore.

In questo senso ho trovato importante ricondurre l’attenzione e la presenza dell’altro, nel contesto espressivo, che vedo come il processo di attraversamento di contenuto e di forma. Nel ritmo espressivo, ciò che è crea “mondo”, moto nelle forme e nel contenuto che le appartengono, si muove nel libero arbitrio. Ci vuole una certa predisposizione verso l’insensatezza, l’inesistente, per liberarsi da una serie di precetti utili ad ordinare il mondo esterno e vedersi. Ho voluto avvicinare la rappresentazione, la forma, al rappresentato, il contenuto, creando una sinergia tale da “attraversare” le dimensioni del reale, materializzare lo stato narrativo e simbolico dell’individuo. Il paesaggio sonoro diventa è una dimensione partecipativa in cui, attraverso l’uso delle sonorità e la vibrazione delle onde sonore nello spazio, ci si possa accorgere di captare le frequenze “cognitivo-emotive” della navigazione invisibile del luogo, rendendo visibile, in forma di musica e di immagini l’intermittenza sottile della propria manifestazione individuale, disegnando un mondo in creazione.

La musica e l’immagine diventano come un catalizzatore e trasmettitore corporeo di uno stato meta-spaziale. Il suono, forse qui è inteso come metafora, e analogicamente come “onda sonora” capace di raggiungere un centro, di portarlo a riconoscimento esteriore. Questo è un momento di improvvisazione in cui viene proposto un unicum in evoluzione, di significato musicale ed immaginativo, individuale e collettivo. L’elaborazione del suono può essere una linea pilota per “orchestrare” il libero disegno individuale, in cui farsi trasportare dalle proprie immaginazioni. 

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