“Qual’è il compito d’esser giovane se dovesse esserci mai; non avere paura della morte?”. Mr. Petrov saliva le scale sopraffatto dall’ansia, sembrava cieco. Neppure vedeva i baci del suo cane. “Anna, sono forse diventato matto? Fuori è tutto nero, eppure c’è il sole”.
L’aria fioca, le voci nel borgo si confondono nelle discese dei vicoli di casa, mentre tutti cominciano le faccende quotidiane. “Vorrei smetterla di far parlare gli altri al posto mio” disse Anna, “mi è caro sentire la vita scorrere nelle parole, in tutte le situazioni. E’ forse difficile, ma voglio farlo io stesso”. “Sei chiara come le ombre in ogni cosa, come le risposte di tua nipote Beatrice”.
Tra le bellezze della vita c’è la smagliante apparizione delle nostre più sentite semplicità: gli affetti per primi, assieme alle nostre paure si avvicendano tra i piani di casa. Si scorge un ricordo tra la porta del salotto ed il tavolo della cucina, nel suono di un cassetto dove borbotta la caffettiera, nei gemiti di un sogno notturno, i sibili del primo timido piacere!
“Cosa vorresti dire Petrov, che essere me stessa sia sbagliato? Che incontrare una donna liberata dai propri pregiudizi sia vano?”. Il viso di Anna prese forma nella preoccupazione.
La casa era fatta per i due amanti, così silenziosi. Due camere da letto distinte, un salotto grande con un bel divano in fronte al focolare. Spesso si cercano, e si ritrovano seduti lì a godere delle loro passioni, corpi nudi bellissimi e in amore. I colori dell’atmosfera cambiano, le pareti non raccontano mai la stessa storia. Avevano capito come sorprendersi, cercarsi e ritrovarsi. “Anna tu stai imparando a fingere per davvero la realtà. Non giochi più per scherzo, ti sei alleggerita molto negli anni. Penso tu sappia distinguere chi sei, e ciò ti permette di parlare sempre. Non sei mai vana e sei sempre presente. Lo dico senza sapere nulla della verità, eppure so di avere ragione senza volerlo. Tu sei per me la cosa più bella, ma solo perchè non mi appartieni”.
L’amore tra i due non era mai stato, eppure era una dichiarazione continua, come uno sgorgare l’acqua dalla fonte. Era come se potessero rompere ogni schema precostituito semplicemente perché esistevano. A volte credo che certe cose parlino da sole, e bisogna solo e solamente spostarsi per far parlare la realtà con la sua voce. C’è una verità nell’essere, che è la sua assenza di significato. Quei due s’incontravano spesso là, e il sotto diventava sopra.
Una risposta a “Il viso di Anna (interpretazione dell’umanità)”
[…] il cielo lento, vola immobile nell’aria tagliata a fette; “Cosa pensi ne sarà del tempo domani Anna?”, chiedeva Petrov assorto; “Il tempo non esisterà più come lo conosciamo ora. Ne cambieremo […]